Tempio di Giove Capitolino

  • tipologia:
    Tempio
  • quota:
    51m
  • anno:
    0
  • epoca:
    Regia


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Tempio di Giove Capitolino

Il Tempio di Giove Ottimo Massimo (in latino, aedes Iovis Optimi Maximi Capitolini) o di Giove Capitolino, dedicato alla triade capitolina (Giove, Giunone e Minerva) era il più grande monumento esistente sul Campidoglio. Fu il centro del culto di stato romano e secondo la tradizione fu eretto in concorrenza del santuario dedicato a Iuppiter Latiaris sul Mons Albanus, nei pressi di Alba Longa. Davanti al tempio terminavano le cerimonie trionfali e vi si svolgevano le assemblee solenni del Senato, oltre ai sacrifici augurali dei nuovi consoli. Vi erano depositati gli archivi riguardanti le relazioni estere ed i Libri sibillini.

La sua fondazione sembra risalire all'ultimo quarto del VI secolo a.C. ed essere opera del re Tarquinio Prisco. I lavori per la costruzione del tempio furono continuati dal re Tarquinio il Superbo, anche grazie al bottino ricavato dalla conquista di Suessa Pometia, ma il tempio fu inaugurato il 13 settembre del 509 a.C. da Marco Orazio Pulvillo, uno dei primi consoli repubblicani romani.

Le grandi dimensioni testimoniano l'importanza di Roma all'epoca dei re etruschi e probabilmente erano state decise con la volontà di fare di Roma la sede della lega federale latina, al posto del tempio sul mons Albanus.

All'inizio del III secolo a.C. il frontone venne abbellito con una quadriga bronzea, che sostituì la precedente fittile, mentre nel 192 a.C. vi vennero apposti degli scudi dorati dagli edili curuli Marco Emilio Lepido e Lucio Emilio Paolo. Nel 179 a.C. i censori Marco Emilio Lepido e Marco Fulvio Nobiliore restaurano alcune aree del tempio, segno di una struttura pensata per parti affiancate e sovrapposte non collegate omogeneamente tra loro.

Il tempio fu quasi totalmente distrutto da un incendio nell'83 a.C. e con esso i Libri sibillini, che vi erano conservati. La ricostruzione in pietra, voluta da Lucio Cornelio Silla, fu affidata a Quinto Lutazio Catulo che la terminò nel 69 a.C., conservando fedelmente la pianta e l'aspetto precedenti: secondo alcune fonti Silla fece prelevare per questa ricostruzione le colonne del tempio di Zeus Olimpico a Atene. Interventi di restauro si ebbero sotto Augusto.

Durante il sacco di Roma del 455, il tempio di Giove Capitolino fu danneggiato e spogliato dai Vandali di re Genserico, per attestato dello storico Procopio di Cesarea.

Del tempio, di cui si hanno notizie ancora alla fine del IV secolo, non rimane quasi più nulla. Nell'area del palazzo Caffarelli furono rinvenuti parte della platea e del podio e frammenti della decorazione marmorea del rifacimento di età domizianea.

Le proporzioni dell'antico santuario, che occupava la sommità meridionale del Campidoglio (Capitolium), erano rilevanti: misurava infatti 53 metri per 62 metri circa (dai 175 ai 180 piedi in lunghezza e dai 204 ai 210 in larghezza, a seconda dei calcoli) e la superficie della platea era di circa 15.000 metri quadrati. Si trattava quindi del più grande tempio etrusco e italico finora conosciuto ed il suo effetto sulla città doveva essere simile a quello del Partenone su Atene: visibile da molti punti e dominante.

Il tempio, orientato verso sud-est, era esastilo, periptero su tre lati (sine postico, cioè senza colonne sul lato posteriore), e sorgeva su un podio alto 13 piedi, il cui accesso avveniva tramite una scalinata tra due avancorpi. Probabilmente tre file di colonne tuscaniche precedevano la cella tripartita: l'ambiente centrale era dedicato a Giove e quelli laterali, leggermente più piccoli, rispettivamente per Giunone e Minerva.

La statua di culto principale, distrutta dall'incendio, fu sostituita nel 65 a.C. da una statua crisoelefantina, scolpita dall'artista ateniese Apollonio, probabilmente sul modello di quella di Statua di Zeus a Olimpia; probabilmente è lo stesso autore del Torso di Belvedere firmato "Apollonios figlio di Nestore". È assai probabile che di questa statua vennero fatte numerose copie inviate ai municipi delle città italiche colonizzate da Roma: in questo caso la migliore delle copie sarebbe il Giove di Otricoli, oggi ai Musei Vaticani.

Dell'antico tempio oggi abbiamo resti molto scarsi, sia per la demolizione in epoca cristiana, sia per il crollo di questa parte del Campidoglio. Ne rimangono tuttavia tre angoli e ampie parti delle sostruzioni in blocchi di cappellaccio, alte fino a 19 filari.

I resti delle fondazioni più estesi si vedono all'interno del Museo Nuovo Capitolino, mentre un lato della parte posteriore è di fronte al giardino di piazzale Caffarelli. L'angolo anteriore destro infine si trova sulla via del Tempio di Giove.

La decorazione del tempio originario, risalente alla fine del VI secolo a.C., è stata rinvenuta nel 2014, permettendo per la prima volta di ricostruire l'aspetto del tempio nella fase più antica. Gli elementi lignei del tetto e degli architravi erano rivestiti con lastre in terracotta e altri elementi di eccezionali dimensioni decorati a rilevo e riccamente dipinti, secondo uno schema definito di 'seconda fase' (riferito ai sistemi decorativi dei templi etrusco laziali) che proprio con il Tempio di Giove Ottimo Massimo ebbe la sua prima espressione. Il tempio, divenuto subito famoso, costituì un modello per l'architettura sacra mutuato fino al II secolo a.C. nella realizzazione delle decorazioni fittili di numerosi templi in Italia.

Le lastre originarie furono sostituite parzialmente con nuove terrecotte agli inizi del IV secolo a.C e di nuovo alla fine del III - inizi del II secolo a.C.. Questi materiali furono gettati negli strati utilizzati per costituire la piazza antistante il tempio, la cosiddetta Area Capitolina, tra il primo e il secondo quarto del II secolo a.C..

Bibliografia
Wikipedia - it.wikipedia.org


Tempio di Giove Capitolino

Indirizzo:
Via del Tempio di Giove, 18-26, 00186 Roma RM, Italia

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