Piazza Navona - Stadio di Domiziano
-
tipologia:
Edifici vari -
quota:
15m -
anno:
94 -
epoca:
Imperiale
Piazza Navona - Stadio di Domiziano
Piazza Navona è una delle più celebri piazze di Roma, fatta costruire dalla famiglia Pamphili. La sua forma è quella di un antico stadio: venne costruita in stile monumentale per volere di papa Innocenzo X (Giovanni Battista Pamphilj).
Piazza Navona, ai tempi dell'antica Roma, era lo Stadio di Domiziano che fu fatto costruire dall'imperatore Domiziano nell'85 e nel III secolo fu restaurato da Alessandro Severo. Era lungo 276 metri, largo 106 e poteva ospitare 30.000 spettatori.
Lo stadio era riccamente decorato con alcune statue, una delle quali è quella di Pasquino (forse una copia di un gruppo ellenistico pergameno che si presume rappresentante Menelao che sorregge il corpo di Patroclo), ora nell'omonima piazza di fianco a Piazza Navona.
Poiché era uno stadio e non un circo, non c'erano i carceres (i cancelli da cui uscivano i cavalli da corsa) né la spina (il muro divisorio intorno a cui correvano i cavalli) come ad esempio il Circo Massimo, ma era tutto libero ed utilizzato per le gare degli atleti. L'obelisco che ora è al centro della piazza non si trovava lì, ma viene dal circo Massenzio, che è tuttora sulla via Appia.
Il nome della piazza era originariamente "in Agone" (dal latino in agonis, "giochi") poiché lo stadio era usato solo ed esclusivamente per le gare di atletica. Anticamente la piazza era concava, si bloccavano le chiusure delle tre fontane e l'acqua usciva in modo da allagare la piazza.
Tra X e XI secolo il Campus Agonis con le sue Cryptas erano interamente di proprietà dell'Abbazia di Farfa, per passare nel XIII secolo interamente sotto il controllo del magistrato romano da destinare periodicamente ad uso ludico, uso che si protrarrà fino ad età rinascimentale avanzata quando ancora appare come area adibita ad addestramento cavalleresco e ludi carnevaleschi. In questo breve intervallo la proprietà del Circus Agonis risulta frazionato tra proprietari privati ed enti ecclesiastici.
Tra il 1810 ed il 1839 nella piazza si tennero le corse al fantino, ossia corse di cavalli montati (che però non avevano parentela con le più famose corse dei barberi di Via del Corso).
Piazza Navona è un simbolo della Roma barocca, con elementi architettonici e scultorici di Gian Lorenzo Bernini (la Fontana dei Quattro Fiumi al centro della piazza, che rappresenta il Danubio, il Gange, il Nilo ed il Rio della Plata, i quattro angoli della Terra), Francesco Borromini e Girolamo Rainaldi (la chiesa di Sant'Agnese in Agone, davanti alla fontana del Bernini) e Pietro da Cortona (autore degli affreschi della galleria di Palazzo Pamphilj).
Piazza Navona tra il 1890 e il 1900
La piazza doveva celebrare la grandezza del casato dei Pamphili (in una sorta di competizione con i Barberini ed i Farnese) ed Innocenzo X (nato Giovanni Battista Pamphilj) volle che vi si erigesse il palazzo omonimo e che la piazza fosse ornata con opere di ingente valore. Per il riassetto dell'area si ricorse perciò alla demolizione di alcuni isolati, mentre la gara per l'aggiudicazione delle commesse fu combattuta senza esclusione di espedienti fra i principali architetti del tempo; un ruolo di rilievo nella scelta degli artisti fu giocato anche dalla potente Donna Olimpia Maidalchini (influente e disinvolta cognata di papa Innocenzo X), alla quale si disse ad esempio che Bernini avesse donato un modellino in argento del suo progetto della fontana, ma secondo altri fu sempre lei a scegliere Borromini per sostituire il Rainaldi nel completamento della chiesa.
Essa ricorda il martirio che la Santa avrebbe subito proprio in quella parte della piazza e, vuole la leggenda, sarebbe stata eretta esattamente al di sopra di quel postribolo ove avvennero i fatti e che si sarebbe perpetuato in tale funzione, sino appunto al momento della costruzione, negli attuali sotterranei dell'edificio. È anzi proprio dai fornici di questi locali interrati che la parola latina fornices assunse anche il significato di lupanare (determinando inoltre la derivazione della radice del verbo fornicare). La chiesa attuale sorge dove sin dal Medioevo era già stata eretta una piccola chiesetta parrocchiale.
La leggenda circa la presunta rivalità fra il Bernini e il Borromini suggerisce che a due delle quattro statue dei fiumi Bernini abbia voluto concedere speciali tutele contro l'opera dell'avversario: al Nilo una benda sulla testa per sottrarsi all'infelice visione e al Rio della Plata una mano protesa per ripararsi dal forse imminente crollo della chiesa; ma la credenza è infondata, poiché la fontana fu realizzata prima della chiesa, mentre il Nilo ha la testa bendata perché al tempo non erano state ancora scoperte le sorgenti del fiume. La statua di Sant'Agnese sulla facciata della chiesa ha una postura che apre a più interpretazioni, fra le quali quella che la mano sul petto, insieme all'espressione del volto, sia segno di sconcerto.
La "competizione" fra i due autori, almeno in questa piazza, si risolse in toni scherzosi: alle critiche dello staff borrominiano sulla possibile tenuta statica di una struttura cava, lo staff concorrente rispose ironicamente, fissando il gruppo con "rassicuranti" tiranti di semplice spago.
Piazza Navona ha anche altre due fontane: la Fontana del Moro, scolpita da Giacomo della Porta e ritoccata dal Bernini, situata nell'area sud della piazza, e la Fontana del Nettuno (originariamente fontana dei Calderari), situata nell'area nord, opera di Gregorio Zappalà e Antonio Della Bitta.
Piazza Navona, ai tempi dell'antica Roma, era lo Stadio di Domiziano che fu fatto costruire dall'imperatore Domiziano nell'85 e nel III secolo fu restaurato da Alessandro Severo. Era lungo 276 metri, largo 106 e poteva ospitare 30.000 spettatori.
Lo stadio era riccamente decorato con alcune statue, una delle quali è quella di Pasquino (forse una copia di un gruppo ellenistico pergameno che si presume rappresentante Menelao che sorregge il corpo di Patroclo), ora nell'omonima piazza di fianco a Piazza Navona.
Poiché era uno stadio e non un circo, non c'erano i carceres (i cancelli da cui uscivano i cavalli da corsa) né la spina (il muro divisorio intorno a cui correvano i cavalli) come ad esempio il Circo Massimo, ma era tutto libero ed utilizzato per le gare degli atleti. L'obelisco che ora è al centro della piazza non si trovava lì, ma viene dal circo Massenzio, che è tuttora sulla via Appia.
Il nome della piazza era originariamente "in Agone" (dal latino in agonis, "giochi") poiché lo stadio era usato solo ed esclusivamente per le gare di atletica. Anticamente la piazza era concava, si bloccavano le chiusure delle tre fontane e l'acqua usciva in modo da allagare la piazza.
Tra X e XI secolo il Campus Agonis con le sue Cryptas erano interamente di proprietà dell'Abbazia di Farfa, per passare nel XIII secolo interamente sotto il controllo del magistrato romano da destinare periodicamente ad uso ludico, uso che si protrarrà fino ad età rinascimentale avanzata quando ancora appare come area adibita ad addestramento cavalleresco e ludi carnevaleschi. In questo breve intervallo la proprietà del Circus Agonis risulta frazionato tra proprietari privati ed enti ecclesiastici.
Tra il 1810 ed il 1839 nella piazza si tennero le corse al fantino, ossia corse di cavalli montati (che però non avevano parentela con le più famose corse dei barberi di Via del Corso).
Piazza Navona è un simbolo della Roma barocca, con elementi architettonici e scultorici di Gian Lorenzo Bernini (la Fontana dei Quattro Fiumi al centro della piazza, che rappresenta il Danubio, il Gange, il Nilo ed il Rio della Plata, i quattro angoli della Terra), Francesco Borromini e Girolamo Rainaldi (la chiesa di Sant'Agnese in Agone, davanti alla fontana del Bernini) e Pietro da Cortona (autore degli affreschi della galleria di Palazzo Pamphilj).
Piazza Navona tra il 1890 e il 1900
La piazza doveva celebrare la grandezza del casato dei Pamphili (in una sorta di competizione con i Barberini ed i Farnese) ed Innocenzo X (nato Giovanni Battista Pamphilj) volle che vi si erigesse il palazzo omonimo e che la piazza fosse ornata con opere di ingente valore. Per il riassetto dell'area si ricorse perciò alla demolizione di alcuni isolati, mentre la gara per l'aggiudicazione delle commesse fu combattuta senza esclusione di espedienti fra i principali architetti del tempo; un ruolo di rilievo nella scelta degli artisti fu giocato anche dalla potente Donna Olimpia Maidalchini (influente e disinvolta cognata di papa Innocenzo X), alla quale si disse ad esempio che Bernini avesse donato un modellino in argento del suo progetto della fontana, ma secondo altri fu sempre lei a scegliere Borromini per sostituire il Rainaldi nel completamento della chiesa.
Essa ricorda il martirio che la Santa avrebbe subito proprio in quella parte della piazza e, vuole la leggenda, sarebbe stata eretta esattamente al di sopra di quel postribolo ove avvennero i fatti e che si sarebbe perpetuato in tale funzione, sino appunto al momento della costruzione, negli attuali sotterranei dell'edificio. È anzi proprio dai fornici di questi locali interrati che la parola latina fornices assunse anche il significato di lupanare (determinando inoltre la derivazione della radice del verbo fornicare). La chiesa attuale sorge dove sin dal Medioevo era già stata eretta una piccola chiesetta parrocchiale.
La leggenda circa la presunta rivalità fra il Bernini e il Borromini suggerisce che a due delle quattro statue dei fiumi Bernini abbia voluto concedere speciali tutele contro l'opera dell'avversario: al Nilo una benda sulla testa per sottrarsi all'infelice visione e al Rio della Plata una mano protesa per ripararsi dal forse imminente crollo della chiesa; ma la credenza è infondata, poiché la fontana fu realizzata prima della chiesa, mentre il Nilo ha la testa bendata perché al tempo non erano state ancora scoperte le sorgenti del fiume. La statua di Sant'Agnese sulla facciata della chiesa ha una postura che apre a più interpretazioni, fra le quali quella che la mano sul petto, insieme all'espressione del volto, sia segno di sconcerto.
La "competizione" fra i due autori, almeno in questa piazza, si risolse in toni scherzosi: alle critiche dello staff borrominiano sulla possibile tenuta statica di una struttura cava, lo staff concorrente rispose ironicamente, fissando il gruppo con "rassicuranti" tiranti di semplice spago.
Piazza Navona ha anche altre due fontane: la Fontana del Moro, scolpita da Giacomo della Porta e ritoccata dal Bernini, situata nell'area sud della piazza, e la Fontana del Nettuno (originariamente fontana dei Calderari), situata nell'area nord, opera di Gregorio Zappalà e Antonio Della Bitta.
Bibliografia
Wikipedia - it.wikipedia.org