Ninfeo di Santa Fiora

  • tipologia:
    Ninfeo
  • quota:
    333m
  • anno:
    109
  • epoca:
    Imperiale


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Ninfeo di Santa Fiora

Esplorato per la prima volta da Sotterranei di Roma, con M. Placidi, H. Mandeschield insime a R. Santolini nell'ottobre del 2005, rimase pressocchè sconosciuto fino a quella data.
Successivamente tornò alla cronaca grazie aidocumentaristi inglesi, Michael e Ted O'Neill, impegnati in una ricerca sugli acquedotti romani, che si sono re-imbattuti nei resti di questo ninfeo, con straordinarie volte colorate in blu egizio.

E l'importanza del ritrovamento è confermata dall'archeologo Lorenzo Quilici, professore di topografia antica all'università di Bologna, che definisce il ninfeo "stupefacente". Coperto da una grotta artificiale che accoglieva una cappella della Madonna, risistemata agli inizi del Settecento dai principi Odescalchi è venuto fuori un monumento "che si è rivelato un ninfeo, costruito all'origine delle prime sorgenti dell'acquedotto", un monumento straordinario, dice il professore, "che possiamo paragonare al Canopo di Villa Adriana o al Ninfeo di Egeria nel Triopo di Erode Attico sull'Appia Antica.

Si tratta, racconta Quilici, "di una cappella centrale dedicata al dio della sorgente o alle ninfe, che si approfondisce ai lati in due bacini coperti da straordinarie volte ancora colorate in blu egizio che, alla base, con un ardito sistema di blocchi messi a filtro, accoglievano l'acqua in due laghetti, dai quali partiva il canale dell'acquedotto". Le strutture, alte fino a 8-9 metri, sono realizzate, spiega il professore, "in opera laterizia e in opera reticolata assai raffinata e gli ambienti, con le volte a botte e a crociera, i pozzi, i cunicoli di captazione che vi si convergono, il canale che principia l'acquedotto sotterraneo sono oggi tutti percorribili perché privati dell'acqua". 
Il sito si trova all'interno di una piccola proprietà dove si allevano maiali, è incolto e soprattutto coperto da un gigantesco albero di fico che con le sue radici scende fino al più profondo del ninfeo, minandone tra l'altro la struttura. Un monumento rimasto segreto per secoli e straordinario nella sua architettura". L'acquedotto di Traiano è stato il penultimo in ordine di tempo degli undici grandi acquedotti che rifornivano Roma antica.

Inaugurato nel 109 d.C, è rimasto praticamente sempre in funzione. All'inizio del Seicento Paolo V lo fece restaurare. L'acquedotto papale prendeva però l'acqua dal lago di Bracciano, come fa ancora all'incirca il condotto attuale, mentre l'acquedotto romano captava lungo il suo percorso le acque delle sorgenti che alimentavano il bacino. Per celebrare la sua opera, Traiano fece coniare anche delle monete sulle quali è raffigurata l'immagine semisdraiata di un dio fluviale sotto un grande arco affiancato da colonne. Per secoli si è creduto che l'immagine rimandasse alla mostra d'acqua che l'imperatore avrebbe costruito sul Gianicolo, anticipando di 1500 anni il fontanone di Paolo V. Ma forse quello raffigurato sulla moneta è proprio il ninfeo grotta di Bracciano, che ora dovrebbe essere studiato e restaurato.



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Indirizzo:
Via della Fiora, 41, 00062 Manziana RM, Italia

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