Il nome della Grotta Spaccata di Torre Paola rientra nella tradizione che vuole la formazione di grandi fenditure avvenuta per il terremoto seguito alla morte di Cristo (fra le altre la Montagna Spaccata di Gaeta e il Monte Spaccato di Tivoli). Nell'estate del 1999 il Gruppo Grotte Roma "Niphargus" - su segnalazione del professore Tommaso Lanzuisi - ha riesplorato e rilevato la cavità nell'ambito del progetto "Le Grotte di Ulisse" dedicato al riordino delle conoscenze e al censimento delle cavità costiere del Promontorio del Circeo e delle isole dell'Arcipelago Pontino. Grazie ad uno sviluppo spaziale di oltre cento metri, è "la più lunga e la più ampia delle cavità circeiane" (come intuì e scrisse a metà degli anni Sessanta il suo primo esploratore, la guardia forestale Michele Padula). Tra le note di interesse di questa grotta, caduta nel dimenticatoio per lunghi anni e "ritrovata" dal professore Tommaso Lanzuisi il 15 settembre 1985: la presenza di una folta colonia di pipistrelli e il ritrovamento nella platea iniziale di piccoli cocci di anforette in creta per liquidi del periodo imperiale romano. C'è anche la possibilità che la cavità sia stata accessibile in passato da terra, attraverso una fenditura oggi occlusa. Ciò ha fatto supporre al compianto professore Lanzuisi una affascinante ipotesi storica: "Non si può fare a meno di collegare questa grotta a quella omerica dell'Odissea (Libro X), ovvero le cave grotte nelle quali Ulisse dietro esortazione della Maga Circe nascose le suppellettili e le cose preziose, dopo aver tirato in secco la nave, in previsione del lungo soggiorno presso la reggia ospitale insieme ai compagni ritrovati. Nessuna altra grotta del Promontorio poteva prestarsi meglio di questa".

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