Area sacra Torre Argentina
-
tipologia:
Tempio -
quota:
17m -
anno:
350 a.C -
epoca:
Repubblicana
Area sacra Torre Argentina
Il nome della piazza si riferisce alla Torre Argentina, così chiamata da Johannes Burckardt (1445 circa - 1506, nome italianizzato Burcardo), che dal 1483 fu maestro di cerimonie di ben cinque papi (Sisto IV, Innocenzo VIII, Alessandro VI Borgia, Pio III e Giulio II).
L'alto prelato, che era nato a Strasburgo (Argentoratum in latino) e perciò amava firmarsi Argentinus, aveva acquistato un terreno nella zona, sui resti del Teatro di Pompeo, e, demolite le preesistenze medioevali, vi aveva fatto costruire il proprio palazzo, detto appunto Casa del Burcardo, in via del Sudario 44.
Dopo il 1730 la proprietà fu parzialmente utilizzata per la costruzione del Teatro Argentina (perpetuando nel tempo la vocazione "teatrale" della zona) e la torre, mozzata nell'800 e poi incorporata in una sopraelevazione, è ormai irriconoscibile, ma ha lasciato il nome alla piazza.
Il complesso archeologico noto come "area sacra" al centro della piazza venne scoperto durante dei lavori edilizi del 1926 e scavato fino al 1928, con più riprese fino almeno agli anni settanta. Nella zona sono stati ritrovati i resti di quattro templi, che rappresentano il complesso più importante di edifici sacri d'età repubblicana media e tarda. La storia del complesso è molto complicata, con più strati sovrapposti, per i quali sono però state riconosciute la fasi principali, tutte databili con relativa esattezza.
La zona è stata identificata grazie alla presenza della porticus Minucia vetus, edificato nel 106 a.C. da Marco Minucio Rufo per il trionfo sugli Scordisci. La porticus è riconoscibile nei colonnati sul lato nord e est della piazza, che non vennero mai rifatti in epoca imperiale. Il suo pavimento in tufo è posteriore ai templi A, C e D, ma anteriore al tempio B, per cui da questa data è stato possibile ricostruire le vicende della zona.
I resti dei quattro templi sono designati con le lettere A, B, C e D (da quello più a nord a quello più a sud) in quanto non è determinato con certezza a chi fossero dedicati, e sorgono davanti ad una strada pavimentata, ricostruita in epoca imperiale dopo l'incendio dell'80, poco dopo l'ampliamento anche della Porticus Minucia (Frumentaria), che arrivò a inglobare tutta l'area.
In ordine di antichità i templi sono:
- C IV-III secolo a.C.
- A III secolo a.C., rifatto nel I secolo a.C.
- D inizio del II secolo a.C., rifatto nel I secolo a.C.
- B fine II-inizio del I secolo a.C.
I templi A e C vennero edificati sul primitivo piano di campagna, ed erano indipendenti l'uno dall'altro, separati da uno spazio abbastanza ampio. Le stesse are dei templi erano poste nelle rispettive zone sottostanti i templi sopraelevate di alcuni gradini rispetto al terreno attorno, in piena autonomia l'uno dall'altro. In seguito sorse il tempio D.
Una totale trasformazione si ebbe quando il piano del calpestio venne sopraelevato di circa 1,40 m, probabilmente in seguito a un incendio come quello del 111 a.C. In quell'occasione venne creato un pavimento unico di tufo per i tre templi e si procedette forse alla recinzione con un portico colonnato del quale restano tracce sui lati nord e ovest. I podi vennero così tagliati a metà altezza: nel caso del tempio C non si fece alcuna aggiunta, nel caso del tempio A si rifece il rivestimento con nuovi blocchi, nel caso del tempio D si fece un notevole ampliamento (forse un po' più tardi) e si rivestì il tutto in travertino.
A quell'epoca lo spazio tra i templi A e C dovette sembrare antiestetico perché contrario alla simmetria del complesso, per cui si aggiunse sul pavimento di tufo tra i due il tempio B, quello a base circolare.
Per la datazione di questo pavimento è fondamentale l'iscrizione dell'altare posto davanti al tempio C, che venne coperto dal tufo ed è quindi anteriore: vi si dice che fu rifatto dal nipote del console del 180 a.C. Aulo Postumio Albino Lusco, tale Aulo Postumio Albino; quindi il nuovo pavimento deve risalire a dopo questa data, verosimilmente dopo la metà del II secolo a.C.
Lo studio delle architetture della zona ha fatto da metro di paragone e da paradigma cronologico principale per tutti gli edifici sacri dell'Italia centrale e di Roma stessa. Dallo studio delle varie tipologie si è appurato l'evoluzione del gusto nell'arco del periodo repubblicano, da forme più arcaiche in pianta (C, D e prima fase del tempio A), a impianti importati ellenizzati (a tholos e peripteri). Anche sagome dei podi confermano i collegamenti con il mondo etrusco-italico nel periodo del IV-III a.C., mentre dal II secolo a.C. si manifesta la comparsa di modi importati dalla Grecia. Inoltre trova conferma la tendenza, con il passare del tempo, a ridurre l'altezza dei podi.
L'alto prelato, che era nato a Strasburgo (Argentoratum in latino) e perciò amava firmarsi Argentinus, aveva acquistato un terreno nella zona, sui resti del Teatro di Pompeo, e, demolite le preesistenze medioevali, vi aveva fatto costruire il proprio palazzo, detto appunto Casa del Burcardo, in via del Sudario 44.
Dopo il 1730 la proprietà fu parzialmente utilizzata per la costruzione del Teatro Argentina (perpetuando nel tempo la vocazione "teatrale" della zona) e la torre, mozzata nell'800 e poi incorporata in una sopraelevazione, è ormai irriconoscibile, ma ha lasciato il nome alla piazza.
Il complesso archeologico noto come "area sacra" al centro della piazza venne scoperto durante dei lavori edilizi del 1926 e scavato fino al 1928, con più riprese fino almeno agli anni settanta. Nella zona sono stati ritrovati i resti di quattro templi, che rappresentano il complesso più importante di edifici sacri d'età repubblicana media e tarda. La storia del complesso è molto complicata, con più strati sovrapposti, per i quali sono però state riconosciute la fasi principali, tutte databili con relativa esattezza.
La zona è stata identificata grazie alla presenza della porticus Minucia vetus, edificato nel 106 a.C. da Marco Minucio Rufo per il trionfo sugli Scordisci. La porticus è riconoscibile nei colonnati sul lato nord e est della piazza, che non vennero mai rifatti in epoca imperiale. Il suo pavimento in tufo è posteriore ai templi A, C e D, ma anteriore al tempio B, per cui da questa data è stato possibile ricostruire le vicende della zona.
I resti dei quattro templi sono designati con le lettere A, B, C e D (da quello più a nord a quello più a sud) in quanto non è determinato con certezza a chi fossero dedicati, e sorgono davanti ad una strada pavimentata, ricostruita in epoca imperiale dopo l'incendio dell'80, poco dopo l'ampliamento anche della Porticus Minucia (Frumentaria), che arrivò a inglobare tutta l'area.
In ordine di antichità i templi sono:
- C IV-III secolo a.C.
- A III secolo a.C., rifatto nel I secolo a.C.
- D inizio del II secolo a.C., rifatto nel I secolo a.C.
- B fine II-inizio del I secolo a.C.
I templi A e C vennero edificati sul primitivo piano di campagna, ed erano indipendenti l'uno dall'altro, separati da uno spazio abbastanza ampio. Le stesse are dei templi erano poste nelle rispettive zone sottostanti i templi sopraelevate di alcuni gradini rispetto al terreno attorno, in piena autonomia l'uno dall'altro. In seguito sorse il tempio D.
Una totale trasformazione si ebbe quando il piano del calpestio venne sopraelevato di circa 1,40 m, probabilmente in seguito a un incendio come quello del 111 a.C. In quell'occasione venne creato un pavimento unico di tufo per i tre templi e si procedette forse alla recinzione con un portico colonnato del quale restano tracce sui lati nord e ovest. I podi vennero così tagliati a metà altezza: nel caso del tempio C non si fece alcuna aggiunta, nel caso del tempio A si rifece il rivestimento con nuovi blocchi, nel caso del tempio D si fece un notevole ampliamento (forse un po' più tardi) e si rivestì il tutto in travertino.
A quell'epoca lo spazio tra i templi A e C dovette sembrare antiestetico perché contrario alla simmetria del complesso, per cui si aggiunse sul pavimento di tufo tra i due il tempio B, quello a base circolare.
Per la datazione di questo pavimento è fondamentale l'iscrizione dell'altare posto davanti al tempio C, che venne coperto dal tufo ed è quindi anteriore: vi si dice che fu rifatto dal nipote del console del 180 a.C. Aulo Postumio Albino Lusco, tale Aulo Postumio Albino; quindi il nuovo pavimento deve risalire a dopo questa data, verosimilmente dopo la metà del II secolo a.C.
Lo studio delle architetture della zona ha fatto da metro di paragone e da paradigma cronologico principale per tutti gli edifici sacri dell'Italia centrale e di Roma stessa. Dallo studio delle varie tipologie si è appurato l'evoluzione del gusto nell'arco del periodo repubblicano, da forme più arcaiche in pianta (C, D e prima fase del tempio A), a impianti importati ellenizzati (a tholos e peripteri). Anche sagome dei podi confermano i collegamenti con il mondo etrusco-italico nel periodo del IV-III a.C., mentre dal II secolo a.C. si manifesta la comparsa di modi importati dalla Grecia. Inoltre trova conferma la tendenza, con il passare del tempo, a ridurre l'altezza dei podi.
Bibliografia
Wikipedia - it.wikipedia.org