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La lingua etrusca rivive nell’italiano: le 5 parole nel gergo quotidiano

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  • 23 Feb 2019 alle 18.38

Cultura Etruscologia Curiosità

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Molte false credenze e convinzioni errate circa la lingua etrusca: “è un mistero assoluto” per esempio, è una di queste. Il problema principale riguardante lo studio dell’etrusco, deriva da un conflitto insuperato ed insuperabile fra archeologi e linguisti. I primi si sono impadroniti delle ricerche adottando un metodo non conferme alla “vivisezione” della lingua. “Gli archeologi studiano ‘cose, oggetti’ e non parole”, affermano i linguisti. Difatti c’è sempre stato troppo pressappochismo a riguardo: facendo confluire tutte le ricerche sotto la categoria di “etruscologia”, è stato bandito lo “studio della lingua etrusca”.

Guerra fra archeologia e linguistica a parte, gli studi più accurati riferiscono di ben 12mila vocaboli identificati e tradotti. Questi, sono adesso registrati nel Corpus Inscriptionum Etruscarum (CIE). Affermare quindi che il latino abbia attinto dall’etrusco, lasciandoci in eredità parole di uso quotidiano, non è un’ interpretazione possibile bensì un fatto oggettivo. Stando pure ad un’analisi comparativa con la terminologia religiosa dei Romani, si scopre quanto forte sia stata la “misteriosa” influenza degli Etruschi.

È così emerso un discreto numero di vocaboli latini di carattere sacrale, in genere privi di etimologia, che trovano riscontro in altrettanti vocaboli etruschi. Grazie sempre ad una attività comparativa, si è constatata la corrispondenza fra circa 2mila antroponimi etruschi, ad altrettanti antroponimi latini. Inevitabile, quindi, reperire tracce di lingua etrusca anche nell’italiano.

PAROLE ETRUSCHE NEL GERGO QUOTIDIANO

Ecco gli esempi di parole entrate a pieno titolo nel gergo quotidiano. “Atrio” deriva dal latino e non dal greco “atrion”, che significa “sereno”. Trattandosi di architettura, per affinità di significazione, si sostiene che il termine latino derivi dall’etrusco “athre” (traducibile come “spazio aperto”). Troviamo inoltre “popolo” che affonderebbe le sue origini nell’etrusco puple o puplu. E “istrione”, sovrapponibile ad “hister” (il mimo, commediante) che deriva da Histria: l’attuale Istria, territorio d’origine di quelli che furono i primi attori. Ci sono poi “mondo” da “muth” (letteralmente “fossa”) per indicare anche la dimensione degli inferi e “raggio” che deriverebbe dall’etrusco “rahdia”. Alla “lingua misteriosa” si devono anche i primi sei numeri, ritrovati incisi in un cubo.

Agli etruschi si attribuiscono inoltre i giochi gladiatori, l’arco, alcuni simboli religiosi come il pastorale, il culto della Triade Capitolina, il simbolo del fascio littorio, il tempio tradizionale romano, lo stile architettonico tuscanico. La lingua etrusca, pur senza saperlo, rivive nel gergo quotidiano. Un’eredità importante, quindi: che ribadisce il valore imprescindibile delle parole.

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