Blog

  • Home
  • Blog
  • Milano, riscoperta la chiesa ipogea «segreta» di San Sepolcro

Milano, riscoperta la chiesa ipogea «segreta» di San Sepolcro

  • di Grazia Pattumelli
  • 24 Lug 2019 alle 8.14

Milano Chiesa ipogea San Sepolcro

Condividi:
Guardando verso l’alto, a naso in su, non si vedeva nulla. Gli strati di colore passati nei secoli sugli intonaci antichi lo avevano completamente coperto. Il firmamento è venuto alla luce, sorprendendo tutti, durante i saggi esplorativi che hanno anticipato il restauro: una prima stella blu, poi una color magenta e ancora un’altra, giallo ocra. L’intero ciclo decorativo, stelle con palmette e raggi a fiamma di candela, della fine del Duecento, tappezza le volte del presbiterio della chiesa ipogea di San Sepolcro. Non solo astri: nel cielo appare, accanto al sacello del Santo Sepolcro, anche l’immagine di un angelo della Resurrezione. La chiesa sotterranea più antica di Milano, costruita nel 1030, torna a splendere dopo il restauro. Un lavoro condotto dalla Soprintendenza milanese, in collaborazione con la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, grazie al finanziamento del Ministero per i Beni e le Attività culturali (un milione di euro), compiuto a tempo di record, solo tredici mesi. È lo stesso ministro Alberto Bonisoli, durante la presentazione alla stampa, a sottolinearne la rapidità (caratteristica milanese) e a indicarlo come «buon esempio per altre realtà, ad altre latitudini».
Nella cripta, il grado di umidità è sempre stato elevato e i depositi di sali superficiali avevano deteriorato e reso poco visibili tutti gli affreschi, oggi completamente recuperati. Due bellissime crocefissioni, una nella volta di ingresso — per non perderla bisogna alzare lo sguardo mentre si scende, appena prima di entrare nella chiesa —, l’altra nel presbiterio. Quest’ultima ha colori spenti, c’è abbondanza di grigio, e immagini semplici che rendono l’affresco trecentesco particolarmente suggestivo. Il Cristo è rappresentato tutto curvo, con le ginocchia piegate, mentre la Madonna e San Giovanni, ai suoi piedi, hanno una mano sulla guancia come unico segno esteriore di dolore. Sul transetto a sinistra, tre figure in piedi, Maddalena, Giovanni Battista ed Elena (su di lei non c’è certezza, potrebbe essere anche santa Caterina) e poi La cena in casa di Simone. «Siamo entrati in punta di piedi e abbiamo trattato questo luogo come una reliquia», dice la soprintendente Antonella Ranaldi, «perché qui è tutto originale, a cominciare dal pavimento; si cammina sulle lastre del vecchio foro romano».
Arte ma anche storia e patrimonio spirituale. Lo ricorda Marco Ballarini, prefetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana. «Alla fine del Quattrocento qui viene allestito uno dei primi centri per malati poveri, cinquanta anni dopo Castellino da Castello apre la Scuola della Dottrina Cristiana, più avanti san Gerolamo Emiliani alloggia gli orfani. San Carlo Borromeo, invece, che la definisce ombelico della città perché sorge sull’antico centro, ci viene a pregare tutti i mercoledì e venerdì e spesso passa la notte davanti al sepolcro».
«La riapertura di questo gioiello del romanico rinforza il mito milanese», dichiara il sindaco Giuseppe Sala, «il mito di una città proiettata verso il futuro ma che non dimentica il passato».



Links and Media

Altri Articoli